Natale Seghesio è il contadino delle Langhe.
“Il” contadino, nel senso che è il tipico esemplare emblematico di una categoria in estinzione di personaggi nel contempo affidabili e fantasiosi, legati all’antico e disponibili al nuovo, consci del declino di un mondo, ma speranzosi nel futuro.
Natale, classe 1940, studia al seminario di Alba, si appassiona delle letterature antiche e comincia ad amalgamare la cultura con la terra, la sua terra, Monforte d’Alba.
Terra di grandi vini, di colline panoramiche, di scrittori e poeti.
Grazie a questa doppia appartenenza, ai mondi delle lettere e delle viti, comincia a dare una mano quando si tratta di organizzare manifestazioni locali o quando si deve festeggiare un momento importante per il paese.
E comincia a scrivere i suoi pensieri in forma di poesia.
Rimane un fatto privato però, un’esigenza personale di dar forma concreta a sentimenti che fanno parte integrante del vivere quotidiano.
Al più partecipa a qualche concorso di poesia bandito da organizzazioni di contadini, come nel maggio del 2009, quando riceve dalla commissione giudicante della Coldiretti – presidente Franco Piccinelli – la medaglia d’argento “per la sua opera poetica”.
L’idea del libro non è risultato di un desiderio di comparire in pubblico, dal momento che è proverbiale la discrezione e il pudore di un contadino delle Langhe.
Nasce da una motivazione pratica, “di servizio“, venuta fuori dopo una di quelle classiche rimpatriate degli ex allievi del Seminario di Alba (alla quale ha dedicato la poesia Ragazzi dai capelli d’argento) in cui qualcuno tira fuori una idea che tutti gli altri caldeggiano subito.
Buona idea, te ne occupi tu?
Nella frazione Castelletto di Monforte c’è una cappella in mezzo alle vigne.
È dedicata alla Madonna Assunta e ogni Ferragosto la gente del posto si raduna tutt’intorno a far festa.
Venne forse eretta dai monaci della canonica di Ferrania, dietro a Savona.
Fu poi ricostruita nel XV secolo e rimaneggiata nei secoli XVII e XIX.
Al suo interno si conserva l’antico affresco al centro della parete absidale che raffigura la Madonna con Bambino che tiene tra le mani un uccellino: è della fine del’ 400 ed è riferibile ad un ignoto pittore di Mondovì.
Ora questa cappella ha bisogno di qualche cura.
Qualcosa è già stato fatto, ma occorrono altri lavori, perché le crepe si aprono sempre più e si rischia di perdere un patrimonio di arte e non solo di fede popolare.
E allora ecco l’idea: Natale fa pubblicare le sue poesie, così il ricavato del libro serve per i restauri, o per lo meno a cominciare ad avviare una raccolta di fondi.
E, in ogni caso, anche un piccolo patrimonio di cultura popolare fatto di parole in rima, non subisce l’abbandono e l’oblio.
Come un albero al vento o come un cielo in cui le stelle giocano a scopone.
Una collinetta delle Langhe,
una chiesetta campestre solitaria
nascosta da boschi e vigneti.
Nella quiete della sera
c’è la campana che prega l’ave
e invita a una preghiera.
È una chiesetta piccolina
con qualche secolo sulle spalle
un quadro per futura memoria.
Ha di fianco un campicello,
fiori selvatici, una croce
su cui si posa un uccello.
Un antico cimitero per i nativi
serviva tutta la vallata,
poi la gente se n’è andata.
Alla chiesa recan malanni
il vento, il sole, il tempo:
all’uomo riparare i danni.