Il primo vino in degustazione è un Dolcetto d’Alba DOC, Cascina Gramolere, territorio di Monforte.
L’uva dolcetto
Prima di tutto due parole sul vitigno: il dolcetto. E’ un vino secco, non dolce, ed è il vitigno caratteristico delle Langhe, i primi documenti sono del 1500, ed ha una buona diffusione.
Da un vino di consumo quotidiano, di buona beva, che può anche essere conservato per un certo periodo.
Il territorio è quello classico delle Langhe, un territorio ad altissima vocazione vitivinicola. Si è formato molti milioni di anni fa’ per sollevamento marino.
Monforte è un terroir esclusivo, pensiamo ai grandi Barolo di Monforte, però anche il dolcetto ha trovato il suo habitat ideale.
Il vigneto mira alla qualità dell’uva, perchè, chiaramente, un grande rosso si fa prevalentemente nel vigneto.
Quella bella frase “se vuoi bere bene compra una vigna” di Arturo Bersano è quanto mai indicativa.
Il lavoro della cantina
Aggiungiamo che la vigna è tenuta con un sistema che tutela l’ambiente, lotta integrata, bassa resa per ettaro, raccolta mediamente i primi di settembre.
La cantina non fa altro che valorizzare quello che è stato costruito nella vigna, per cui una fermentazione regolare, breve macerazione, conservazione in acciaio inossidabile.
E’ un vino di pronta beva, un vino che sa sviluppare dei caratteri fruttati, caratteristica propria del vitigno.
Analisi sensoriale
Allora adesso, a questo punto qui, dopo avervi detto due parole sul territorio, sul vitigno e sul vino, andiamo all’assaggio.
Ripeto, è un dolcetto d’Alba, annata 2016 una grande vendemmia, Cascina Gramolere, Monforte d’Alba.
Il colore
Incominciamo con l’aspetto visivo, ha un magnifico colore rosso violaceo intenso, una cromaticità perfetta, come intensità, come tonalità, veramente un colore invitante.
La viscosità è perfetta, come anche gli archetti. Direi che, ovviamente, è un vino limpidissimo. Per cui diciamo che, sul piano visivo 10 e lode.
Il profumo
Passiamo adesso all’aspetto più interessante, l’aspetto olfattivo.
Al naso il Dolcetto si caratterizza per i profumi fruttati, la frutta dolce. Sono i profumi primari e secondari, legati al vitigno e alla fermentazione alcolica, che sviluppa questi profumi meravigliosi, queste note fruttate-dolci.
La regola generale è queste: vino bianchi – fiori bianchi, vini rossi – frutti rossi.
In questo dolcetto sono facilmente percepibili le note di amarena, ribes, lampone. Sono note, ripeto, primarie che poi col tempo si svilupperanno verso note più complesse di frutta matura e anche qualche nota leggermente speziale.
E’ un profumo franco, di assoluta intensità, di grande finezza e anche di grande persistenza.
Il gusto
Andiamo ora all’aspetto gustativo. In bocca è equilibrato, caldo, secco contrariamente al nome.
Ha una grande armonia, un buon equilibrio. L’acidità è contenuta, la tannicità è quasi praticamente inesistente.
E’ un vino che si abbina ha un’ottima tavola, però ripeto, va bevuto giovane, anche l’estate successiva la vendemmia.
Va servito sui 16° C, in bicchieri ampi (come mostrato in video), altrimenti anche un comune calice, il bicchiere ISO è perfetto.
La bottiglia non è calda per aprirla. Direi che a tavola è versatile, poliedrico, quasi a tutto pasto tranne che per i dolci. Per cui, chiaramente, va bene con tutti gli antipasti piemontesi a base di affettati, di salumi, ma anche a base di verdura, di uova.
Con i primi piatti è una meraviglia, soprattutto con i tajarin, i ravioli, il risotto, ma anche un ottimo abbinamento con un tagliere di formaggi, con delle bistecche, con delle grigliate.
Direi che a tavola è veramente un vino ideale per tantissime occasioni. L’importante è servirlo in questi bicchieri a una temperatura di 16° C.
Stato evolutivo: il Dolcetto è un vino di pronta beva che però può evolversi ancora, soprattutto se proveniente da un terreno come Monforte, Dogliani, terreni marnosi, argillosi , con una buona dose di calcare, si può anche conservare per 7-8 anni.
L’importante è conservare la bottiglia coricata, a una temperatura di cantina ideale.